2. Introduzione ai testi

2. La nascita di Venezia, narrazioni, miti, leggende
(testi del X-XIII secolo)

Introduzione ai testi di Tiziana Plebani

Se le fonti che sono state protagoniste del primo incontro del ciclo veicolavano lo sguardo degli 'altri' sulla laguna e sulle sue caratteristiche, questo secondo appuntamento ci porta invece a scoprire i primi testimoni della storiografia veneziana.
Sono quindi narrazioni che scaturiscono dall'interno e che intendono rappresentare e legittimare l'esistenza in laguna, evidenziando aspetti ben diversi da quelli colti nel passato da Cassiodoro: si voleva trasmettere la realtà di una comunità organizzata e complessa e non più solo associata a ritmi e costumi rustici.

Le prime fonti storiche veneziane che ci sono pervenute, più che narrare la nascita di una città, illustrano l'accelerarsi della vita in laguna, illuminando man mano le vicende di una successione di luoghi, Grado, Cittanuova, Torcello, Malamocco, sino all'enuclearsi dell'isola rialtina come sede del governo politico e del nuovo motore di sviluppo intorno a quell'area.

I testi del primo incontro ci hanno accompagnato sino all'VIII secolo e le fonti relative al secondo, che sono posteriori di due o tre secoli, riprendono la narrazione da dove l'avevamo lasciata con Paolo Diacono, proprio dalla fuga del patriarca Paolo (o Paolino) da Aquileia a Grado e dagli sconvolgimenti della terraferma. “Dopo la distruzione di numerose città e la rovina di Aquileia, una moltitudine di ferocissimi pagani si diresse verso la città di Altino, dove non trovarono nessuno, perché gli abitanti erano fuggiti”.
Inizia con questa intensa immagine di solitudine il testo che è stato tramandato con il titolo di Chronicon Gradense, volutamente a sottolineare l'originarsi di questo spazio vuoto o, per meglio dire, svuotato da una civiltà che scompariva quasi per incanto: essa si sottraeva al barbaro per ricomparire altrove e incontaminata.

Ma, a questo punto, nella topografia della narrazione si creava un prima e un dopo, una frattura storica che spartiva il territorio: se le fonti precedenti parlavano ancora della Venezia come di un territorio unitario che andava dalla Pannonia al fiume Adda, comprendendo anche la laguna, nei testi successivi le Venezie sono ormai due ed è la seconda quella che identifica le isole lagunari.

Questi primi documenti di storiografia veneziana sono materiali magmatici, trasportati di bocca in bocca, rielaborati continuamente e con molte varianti, segno anche della loro necessità storica e del loro successo.
Non ci deve stupire dunque nel ritrovare ampi rimandi dell'opera di Paolo Diacono nella posteriore Historia Veneticorum di Giovanni Diacono, in cui rintracciamo anche parti consistenti della Translatio Sancti Marci. Non si tratta di plagio, termine che mal si adatta alla mentalità medievale e alla peculiare modalità di produzione e di trasmissione dei testi, bensì di consueta utilizzazione degli ingredienti di cui si riforrniva lo scrittore per costruire il racconto.

Esso doveva prendere avvio dalle cose “visa, audita, lecta”, secondo le indicazioni suggerite dalla storico Paolo Orosio. Le cronache veneziane del XIII e XIV secolo continueranno a reimpastare questi racconti che si nutrivano di leggende e di storie a forte impatto narrativo ed emotivo: dai racconti di lotta contro i nemici (Franchi o Ungari) al corpo di San Marco trasportato in maniera rocambolesca in laguna, dalle spinte autonomiste alle tempestose successioni dei dogi.

 

Per saperne di più:

  • Antonio Carile-Giorgio Fedalto, Le origini di Venezia, Bologna, Patron, 1978
  • Gherardo Ortalli, I cronisti e la determinazione di Venezia città, in Storia di Venezia, II. L'età del comune, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995
  • Cronache, a cura di Giorgio Fedalto e Luigi Andrea Berto, introduzione generale di Giorgio Fedalto, Roma-Gorizia, Città Nuova editrice, 2003