Gino Morandis (1915-1994). Documenti

da Sabato, 18 Febbraio 2006 a Domenica, 19 Marzo 2006

La mostra, che sarà allestita presso le Sale monumentali (Libreria Sansoviniana) della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, intende fare il punto sull'artista Gino Morandis - tra i fondatori dello Spazialismo - nato, vissuto e scomparso a Venezia, definendone la collocazione nel contesto della storia dell'arte del Novecento.

Una mostra - documento, che presenta non solo dipinti ma anche materiali d'archivio, come fotografie, lettere e oggetti appartenuti ad uno dei fondatori dello "Spazialismo". Espansione, energia ed espressività del colore ordinate attraverso una tramatura di linee di luce sono le caratteristiche peculiari della sua arte.

I piccoli dipinti qui presenti testimoniano quanto Morandis, pur non disdegnando le grandi, o addirittura vastissime dimensioni, abbia da sempre sentito il bisogno di confrontarsi con supporti leggeri, delicati e con formati ridotti, se non minuscoli: "quasi a rispondere " - come scrive Dino Marangon - "con maggior immediatezza all"urgenza degli impulsi immaginativi, affermando nel contempo la raffinatezza e la duttilità dei propri strumenti e delle differenti prassi esecutive messe in atto, in una avvertita coscienza della fondamentale importanza della tecnica nel contribuire a determinare il livello di qualità di ogni opera d"arte".

Al Maestro veneziano va senza dubbio riconosciuta un'interpretazione particolare e personale dello Spazialismo, proponendo una visione permeata di lirismo realizzato attraverso un suggestivo uso dei colori e un eccezionale senso della composizione

I curatori della mostra sono: Giovanni Granzotto e Dino Marangon, con la collaborazione scientifica dell'I.N.A.C. (Istituto Nazionale d'Arte Contemporanea) e della figlia del Maestro, signora Barbara Morandi, che lavorano da oltre due anni alla realizzazione di questa mostra.

Il catalogo edito da Verso l'Arte Edizioni è composto da 192 pagine e contiene le riproduzioni dei documenti, delle fotografie, delle opere; i testi (saggi di: Giovanna Barbero, Giovanni Granzotto, Dino Marangon; presentazioni di: Salvatore Italia e Marino Zorzi) sono in italiano e in inglese.
In mostra saranno esposti documenti, fotografie, opere che illustrano il cammino di Morandis e il clima storico del secolo XX.

La mostra, che sarà inaugurata il 17 febbraio 2006, alle ore 17.30, nella sala del Piovego di Palazzo Ducale, aprirà al pubblico il 18 febbraio e chiuderà il 19 marzo.

La mostra si tiene presso le Sale Monumentali della Biblioteca Marciana di Venezia (Libreria Sansoviniana, ingresso dal Museo Correr: la mostra è inserita nel percorso integrrato dei Musei di Piazza San Marco)

Per ulteriori informazioni:

Biblioteca Nazionale Marciana
Ufficio Stampa:
Annalisa Bruni
tel. 041.2407241, fax: 041.5238803
e-mail: b-marc@beniculturali.it

Biografia di Gino Morandis

Gino Morandi dal 1962 sceglie di cambiare il proprio cognome in Morandis; aggiunge una "s" per distinguersi da Giorgio Morandi. Precedentemente, per un breve periodo, aveva scelto di firmarsi con lo pseudonimo "Magni".

Gino Morandis, Venezia 1915-1994. Frequentato l'Istituto d'arte, continua suoi studi artistici all'Accademia di Belle arti di Venezia sotto la guida di Virgilio Guidi, seguendolo, con l'amico L. Gaspari, all'Accademia di Bologna quando sarà costretto a lasciare la città lagure nel 1935.
A Bologna ha modo di frequentare anche le lezioni di Giorgio Morandi, arricchendo così gli insegnamenti di Guidi sulla luce di una particoare attenzione al valore emozionale del colore tonale. Le prime esperienze pittoriche risentono degli insegnamenti dei due maestri e si traducono in raffinate e delicate composizioni naturalistiche a cui i accompagna ben presto una particolare riflessione sull'opera di G. Braque.

Inizia a esporre giovanissimo partecpiando nel 1932 alla Mostra Collettiva dell'Opera Bevilacqua La Masa. L'artista, che si diplomerà in pittura nel 1937, espone anche alla II Quadriennale di Roma del 1935; ma chiamato sotto le armi nel 1938 è costretto a interrompere la sua attività espositiva fino al 1943.

Sarà assistente di Guidi a Bologna dal 1943 al 1945, anno in cui ottiene l'insegnamento al Liceo artistico di Venezia, a cui farà seguito la docenza all'Accademia di belle arti.
Alla fine degli anni quaranta Morandis risente del particolare clima culturale della città e partecipa con gli amici Bacci e Gaspari ai dibattiti artistici che seguono la riapertura della Biennale con la storica edizione del 1948, che segna il delinearsi di due tendenze artistite una legata al realismo e una legata a una proposta non-figurativa. In questi anni l'artista instaura un rapporto privilegiato con E. Vedova. Nel frattempo l'artista si allontana dalla pittura figurativa per orientare la sua ricerca verso espressioni astratte.

Vince nel 1947 il Premio Gino Rossi alla Fondazione Bevilacqua La Masa e tiene nel 1949 la prima mostra personale alla Galleria dello Scorpione a Trieste cui seguirà nei 1957 la personale alla Galleria del Cavallino a Venezia. Aderisce nei primi anni cinquanta al movimento spaziale ed entra in contatto con il gallerista C. Cardazzo. Partecipa alle mostre degli artisti spaziali cominciando da quelle tenutesi nel 1952 a Venezia, alla Galleria del Cavallino, e a Trieste, alla Galleria Casanova.
Nel 1953 espone con gli altri artisti spaziali a Venezia al Ridotto (Sala degli Specchi) di Ca' Giustinian, sottoscrivendo il manifesto, Lo spazialismo e la pittura italiana nel secolo XX, redatto per l'occasione da A.G. Ambrosini.

La pittura di Morandis in questi anni assume un ruolo particolare all'interno del movimento spaziale; la sua particolare sensibilità coloristica, a cui si accompagna una decisa vocazione formale, lo porta a elaborare un linguaggio di pura astrazione fantastica adatto a esprimere l'universo immaginario della personale ricerca introspettiva.

Dal carattere timido e riservato, Morandis nelle sue tele esprime una concezione spaziale che si risolve in un lirismo tendente a individuare le forme con un cromatismo luminoso che si espande in un'atmosfera magica, dove il segno e il colore assumono valenze simboliche e narrative. Sono emblematiche di questo periodo le opere Immagine n. 136 B, Immagine n. 27, Immagine in blu. L'artista opera una sorta di scomposizione strutturale della forma che non si apre nello spazio, ma mantiene una sua unità dinamica.
Questo aspetto acquisterà grande importanza nella ricerca espressiva sullo spazio-colore degli anni successivi che vedranno l'artista operare una sorta di essenzializzazione della forma servendosi di colori marcati, sperimentando forme plastiche in rilievo e utilizzando dei retini, che permettono una ricerca legata alla materia trasparente.

Nel 1951 vince il premio Saviat al Premio Michetti e nel 1964 vince il concorso nazionale per gli affreschi del nuovo Policlinico dell'Università di Padova. Partecipa a numerose e importanti manifestazioni artistiche nazionali e internazionali tra cui si ricordano le sue partecipazioni alle Biennali di Venezia nel 1936, 1948, 1950, 1952, 1954, 1956, 1958, presentato da G. Giani, 1962, presentato da G. Mazzariol, 1968, dove ha una sala personale ed è presentato da B. Morucchío e alle Quadriennali di Roma nel 1935, 1951, 1955, 1959, 1972.

Tratto dal sito di Giovanni Granzotto