Nel febbraio 1495 era stato ottenuto un privilegio per la stampa delle Epistole cateriniane da parte di Girolamo Biondo e Giovanni Battista, al quale non seguì l'edizione. Cinque anni più tardi, la stampa fu effettuata da Aldo che si procurò diverse copie del testo per poter dare ai torchi una versione corretta. Si conserva autografa la ricevuta per il prestito di tali volumi, del 17 aprile 1499 (Marc. It. XI, 207, come quinta parte dopo quattro altri lacerti acquistati da fonti diverse sulla fine dell'Ottocento). Il documento ci dice come Aldo ottenne per conto di Margherita vedova di Peter Ugleimer, e attraverso Antonio Condulmer, contro pegno e la promessa di 10 copie della prossima stampa, il prestito di quattro codici e uno stampato contenenti le Epistole, da un monastero veneziano verosimilmente domenicano. A Venezia i Domenicani, in particolare nel convento delle Mantellate del Corpus Domini e nello stesso maggiore convento ai Santi Giovanni e Paolo, osservavano il culto di Caterina, affermatosi nelle lagune sin dal primo Quattrocento, ancor prima della canonizzazione, grazie all'apostolato del senese Tommaso D'Antonio Caffarini. Avendo ottenuto dal Senato veneziano il privilegio decennale (del 23 luglio 1500), Aldo Manuzio il 15 settembre 1500 finì di stampare il testo volgare delle Epistole nella versione curata dal frate Bartolomeo Alzano. A stampa conclusa, Aldo antepose al testo la propria introduzione, consapevole e pia, rivolta al cardinale Francesco Piccolomini, nipote del futuro papa Enea Silvio, e portante la data del 19 settembre.
Un medesimo gusto di sobrietà classica nel soggetto e nell'intaglio accomuna la xilografia a piena pagina con santa Caterina stante (c. 10v) ai fogli del Poliphilo e ad altre illustrazioni veneziane, quali le figure riferite al disegno di Benedetto Bordon inserite nelle Regulae monasticorum, stampate da Lucantonio Giunta nell'aprile del 1500. La sapienza compositiva dei torchi di Aldo seppe inserire entro gli spazi della figurazione alcuni inserti tipografici con motti legati alla santa, fra i quali si individua il primo comparire del corsivo, un'anticipazione di quello che diventerà il carattere fondamentale per gli enchiridi aldini degli anni successivi. La xilografia, non siglata dall'intagliatore, mostra una versione umanistica dell'iconografia nota relativa alla santa, come compare in precedenti raffigurazioni veneziane. Santa Caterina da Siena è vestita del mantello domenicano e caratterizzata dagli attributi del cuore, del crocefisso accompagnato da gigli, ramo di palma e dal libro, con la triplice corona portata dai due angeli nell'alto. Rispetto alla figura del frontespizio delle Epistole cateriniane stampate a Bologna da Fontanesi nel 1492 Caterina ha perduta l'identificazione iconografica con la Vergine di Misericordia. Il volume bolognese editava solo 31 lettere rispetto alle 368 dell'uscita aldina.
Sono due gli esemplari conservati presso la Biblioteca. Nella segnatura Aldine (Aldine 36) si trova quello già appartenuto ad Apostolo Zeno, che fu riunito alle collezioni del Collegio del Santissimo Rosario prima di giungere alla Marciana; portava una coperta in pergamena floscia, oggi conservata staccata dal volume. È collocato in 387 D 23 l'esemplare delle raccolte di Girolamo Ascanio Molin, oggi mancante del foglio con la xilografia figurata.
Bibliografia di riferimento:
Susy Marcon