L'editio princeps dell'intera Opera di Aristotele (384-322 a. C.) in cinque volumi, editi tra il 1495 e il 1498, comprende il corpus di Aristotele – a eccezione della Poetica e della Retorica – e quello di Teofrasto, tranne i Caratteri. Si tratta della prima opera completa uscita dall'officina di Aldo Manuzio. Dedicata ad Alberto Pio principe di Carpi (1475-1550), l'edizione rispecchia il programma culturale di Aldo di pubblicare per la prima volta il testo del filosofo in greco, nello stesso periodo in cui all'Università di Padova si abbandonava la lettura della vulgata averroistica, in favore del testo originale, spiegato per la prima volta da Niccolò Leonico Tomeo. L'edizione verrà sostituita definitivamente solo nel secolo XIX, con quelle di I. Bekker e J. G. Schneider.
Collaborarono a dare in luce questa monumentale edizione Alessandro Bondeni, Scipione Forteguerri, Alessandro Cavalli, Thomas Linacre, Gabriele da Brisighella, Giustino Decadio, Niccolò Leoniceno, Lorenzo Maioli. È noto che almeno un codice fu realizzato per essere utilizzato in tipografia: si tratta del manoscritto della Harvard University, Houghton Library Gr.7. Copiato nella cerchia manuziana da quattro scribi, esso è il risultato della copia di almeno sei o sette differenti antigrafi; ma questo codice non fu sicuramente l'unico exemplar: gli studi hanno dimostrato che furono impiegati anche altri codici, tra cui il Par. Suppl. gr. 212 e il Par. gr. 1848 ora alla Bibliothèque Nationale de France, il manoscritto di Bern, Burgerbibliothek, Bern. 402. Quest'ultimo codice, utilizzato da Aldo per il testo di alcune opere di Aristotele e per quelle di Teofrasto, è particolarmente rilevante laddove si consideri che esso fu trascritto da quello stesso Niccolò Leonico Tomeo che lesse il corpus aristotelico in greco nello Studio di Padova.
Il carattere utilizzato per la stampa è il primo greco di Aldo (Gk1), disegnato da Francesco Griffo sulla base della scrittura del copista di professione Immanuel Rhousotas. Alcuni esemplari furono stampati anche su pergamena.
L'esemplare marciano (Aldine 113-118), è risultato da un assemblaggio di volumi provenienti da collezioni diverse. Il primo volume (Aldine 113) appartenne all'umanista pavese Giovanni Battista Rasario (1517-1578). I volumi secondo, terzo e prima parte del quarto (Aldine 114-116) appartennero a Gianfrancesco Mussato – la cui mano, che intervenne copiosamente nei margini, si riconosce per confronto paleografico con gli autografi conservati presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Padova. I libri di Gianfrancesco Mussato furono visti nella biblioteca di Apostolo Zeno dal biografo del Mussato stesso, l'abate Giuseppe Gennari; i tre tomi mostrano le note crittografiche manoscritte riconducibili alla provenienza zeniana. Inoltre, come risulta dal catalogo della sua biblioteca, Marc. It. XI, 289-293 (=7273-7278), Apostolo Zeno dovette possedere l'intera edizione aristotelica, e non solo i tre volumi rimasti. Come è noto, Apostolo Zeno donò la propria raccolta libraria al Collegio del Santissimo Rosario alle Zattere, attraverso il quale la gran parte di essa approdò alla Marciana.
La seconda parte del quarto volume (Aldine 117) fu, infine, di un postillatore anonimo, forse di origine transalpina; nulla si conosce circa la provenienza del quinto volume (Aldine 118).
In Marciana si trova anche un secondo esemplare della seconda parte del quarto volume, che fu del cardinale Mario Marefoschi (Aldine 99); ed è da credere che di esemplari – almeno parziali - dell'edizione ve ne dovettero essere anche altri – forse dispersi per scambio e vendita di doppi – giacché un esemplare della prima parte dello stesso quarto volume olim marciano è oggi conservato presso la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna (16. M. I. 17).
Bibliografia di riferimento:
Elisabetta Sciarra