Libro sul Codice Cumanico

Biblioteca Marciana newsletter

numero 8 - autunno 2005

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Libro sul Codice Cumanico

Giovedì 10 novembre 2005 nella Libreria Sansoviniana è stato presentato il volume, curato da Felicitas Schmieder e Peter Schreiner, dedicato al Codice Cumanico (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2005).

Il manoscritto, che è stato esposto per l'occasione, è un documento storico, linguistico, culturale assolutamente unico. Composto, sembra, attorno al 1340, esso è probabilmente la copia di altri analoghi manoscritti, oggi perduti, risalenti forse a qualche decennio prima.
Esso contiene un dizionario trilingue (latino, persiano, cumanico) che è anche una grammatica e un manuale di conversazione. Le parole sono raggruppate per argomento: vi si tratta delle cose più comuni, degli elementi, delle merci, dei mestieri e così via, il tutto in tre lingue.
Una seconda parte, di altra mano, contiene preghiere, poesie, indovinelli (in cumanico e anche in tedesco), e persino inni con notazioni musicali. Si pensa sia stato composto in una colonia veneziana o più probabilmente genovese sul Mar Nero, in parte per finalità commerciali, in parte ad uso dei missionari, francescani e domenicani, attivi nel mondo mongolico.

Il codice rappresenta quindi una miniera di informazioni sull'immenso territorio dominato dai successori di Gengis Khan, e in particolare sulle aree (dall'Ungheria all'Uzbekistan) in cui erano presenti i nomadi chiamati Cumani o Kipchack, la cui lingua, di ceppo turco, era, assieme al persiano, la "lingua franca" dell'impero mongolico.

Il volume contiene saggi dei maggiori esperti mondiali: vi si studia il codice, con gli infiniti problemi che esso suscita, e l'ambiente che lo ha prodotto: quello stesso mondo in cui operavano i mercanti genovesi e veneziani, a cominciare da Marco Polo.

Il manoscritto fu rinvenuto nel 1632 in un deposito al piano superiore della chiesa di San Marco, e fu ritenuto dall'abate Fortunato Olmo un residuo della donazione del Petrarca; ma non sembra che ciò sia possibile. Passò alla Marciana nel 1739.

Marino Zorzi