5. Esuli

La prima metà del XIX secolo vide un pressoché costante flusso migratorio di esuli politici dai vari stati della Penisola verso il resto d'Europa, in particolare dapprima la Francia e la Svizzera, in seguito il Belgio e l'Inghilterra, come conseguenza del fallimento di numerosi moti rivoluzionari.
Si tratta di un fenomeno che andò via via assumendo caratteri più popolari, anche a causa del coinvolgimento progressivo di componenti borghesi e operaie dovuto all'affermarsi di nuove teorie politiche e sociali e di pratiche sempre meno elitarie.

Le sconfitte del 1849 provocarono, secondo le stime, una fuoriuscita di oltre diecimila profughi, soprattutto verso il Piemonte e, ancora, la Francia e l'Inghilterra.
Diverse centinaia furono i combattenti, militari e civili, che dovettero ufficialmente lasciare Venezia alla capitolazione della Repubblica, accompagnati da una parte ovviamente meno definita della popolazione.

Daniele Manin, capo riconosciuto dell'insurrezione, si rifugiò a Parigi, dove morì il 22 settembre 1857. La sua salma poté tornare in patria soltanto nel 1868.

Molti, come il grande attore Gustavo Modena, Marco Antonio Canini e Francesco Dall'Ongaro, vissero, spesso tra gli stenti, un esilio costellato di ostacoli e difficoltà; altri, tra i quali Giovanni Battista Varè e Domenico Giuriati, ebbero in seguito posizioni preminenti in campo politico e istituzionale nell'Italia definitivamente unificata.

Anche i patrioti accorsi da ogni parte d'Italia a difesa della rivoluzione condivisero la sorte degli esuli veneziani.
Tra gli altri particolarmente numeroso era stato il contingente di soldati proveniente dall'esercito delle Due Sicilie, con figure di grande rilievo quali il generale Guglielmo Pepe, i fratelli Luigi e Carlo Mezzacapo, Enrico Cosenz, Girolamo Calà Ulloa; e Cesare Rosaroll, che come il poeta e letterato Alessandro Poerio non sopravvisse ai combattimenti.

Vari di questi personaggi lasciarono testimonianze scritte di quanto vissuto: in esse, nel ripercorrere gli avvenimenti che li videro protagonisti, riaffermano le proprie convinzioni e l'attaccamento agli ideali di libertà e unità, mettendo in evidenza percorsi di vita e di azione spesso straordinari.

Materiali

  • Documents et pièces authentiques laissés par Daniel Manin président de la République de Venise. Traduits sur les originaux et annotés par F. Planat de La Faye , Paris, Furne et Cie, 1860. Collocazione: 243 D 77-78

    La traduzione francese dei documenti ufficiali e delle carte personali portati nell'esilio da Daniele Manin, morto il 22 settembre 1857 a Parigi, pubblicati con il fine di dare la visione più chiara e precisa degli eventi e con la speranza di promuovere la causa della libertà di Venezia.

  • Documenti e scritti autentici lasciati da Daniele Manin presidente della Repubblica di Venezia già pubblicati in francese e annotati da Federica Planat de La Faye, Venezia, Antonelli, 1877.  Collocazione: Fondo Tursi XII.2 C 51-52

    “...ci consoliamo con la speranza che, quando Venezia sarà libera, questi documenti saranno pubblicati nella loro lingua originale...” (Avant-propos, p. VI dell'edizione Paris 1860).
    La salma di Daniele Manin era giunta a Venezia il 22 marzo 1868, per essere poi tumulata nel monumento sul fianco nord della basilica di San Marco.

  • Guglielmo Pepe, L'Italia negli anni 1847, 48 e 49. Continuazione delle memorie, Torino, dalla Stamperia degli artisti tipografi, 1850. Collocazione: 210 D 186

    Definito da Francesco De Sanctis “Padre della rivoluzione italiana” Guglielmo Pepe, nato a Squillace nel 1783, abbandonò molto presto gli studi per entrare nel Reale Collegio Militare di Napoli. Combatté a sedici anni per la Repubblica Partenopea, quindi in Spagna e in Italia con Gioacchino Murat. A seguito di altre vicissitudini fu esule a Londra e in Francia, raggiungendo nel 1848 con molti altri combattenti napoletani la Venezia di Daniele Manin, che gli affidò il comando in capo dell'esercito. Sconfitta la rivoluzione riparò a Corfù e quindi a Parigi, morendo infine a Torino nel 1855. Si possono leggere qui l'indirizzo di commiato del podestà di Venezia al Pepe e ai suoi commilitoni e parte della risposta del generale.

  • Girolamo Calà Ulloa, Guerra dell'indipendenza italiana negli anni 1848 e 1849... prima versione italiana sull'originale francese... Volume primo: Avvenimenti anteriori alla guerra. Campagna nel Piemonte e Guerra nella Venezia, Milano, Legros e Marazzani, 1859 ; Volume secondo: Avvenimenti della Toscana e della Sicilia. Guerra di Roma. Blocco ed assedio di Venezia, Milano, Legros e Marazzani, 1860. Collocazione: 13 A 72-73

    Traduzione, uscita col primo volume nello stesso anno della prima edizione francese, Paris, Hachette, dell'appassionata e rigorosa cronistoria delle guerre d'indipendenza italiane del biennio, in parte significativa vissute da protagonista da Girolamo Calà Ulloa (Napoli 1810-Firenze 1891). Ufficiale di artiglieria nell'esercito del Regno delle Due Sicilie, è autore di diversi saggi di argomento militare e fondatore nel 1835 della rivista “Antologia militare”, uscita fino al 1846. Accorso in aiuto di Venezia nel 1848 con Guglielmo Pepe, fu promosso prima colonnello e poi generale di brigata dell'esercito veneto, comandando tra l'altro l'estrema resistenza di Forte Marghera. Esule con Manin a Parigi, continuò in seguito l'attività militare fino alla seconda Guerra d'indipendenza. Visse gli ultimi anni a Firenze, appartato e dedito agli studi.

  • Francesco Dall'Ongaro, Stornelli italiani, Milano, G. Daelli e Comp., 1863. Collocazione: Misc. 3180.5

    Francesco Dall'Ongaro (Mansuè di Oderzo 1808-Napoli 1873), sacerdote poi tornato allo stato laico, partecipò alle rivoluzioni di Roma e Venezia fondando e dirigendo giornali e collaborando con Gustavo Modena, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Caduta Roma fu esule in varie parti d'Europa. L'antologia Stornelli italiani raccoglie le poesie scritte tra il 1847 e il 1863: una rima semplice, una retorica pervasa di sincero patriottismo e di convinta adesione al Risorgimento. Fa parte della silloge la popolare lirica Tonina Marinello dedicata all'esule veneta, il cui vero nome era Antonia Masanello, annoverata tra le pochissime donne ad aver partecipato -unica, secondo le cronache, a tutti gli effetti combattente, essendosi fatta passare per un ragazzo- alla spedizione dei Mille, venendo anche promossa caporale e decorata sul campo.

  • Marco Antonio Canini, Vingt ans d'exil, Paris, A. Lacroix-Verboeckhoven et Ce, 1869.
    Collocazione: 114 D 249

    Lo scritto fu pubblicato per la prima volta a Parigi, presso Baudry e Dramard-Baudry, l'anno precedente. In esso l'autore (Venezia 1822-1891) ricorda e ripercorre le fasi principali della propria avventurosa, coerente e spesso sfortunata esistenza. Un'avventura che lo porterà ad autodefinirsi “il primo socialista italiano, quanto meno il primo che è stato perseguitato come tale”. A conclusione di Vingt ans d'exil il Canini scrive che, pur senza apoteosi e idolatrie, “la memoria di Manin deve essere onorata”, nonostante le notevoli divergenze da lui avute con il presidente della Repubblica di San Marco; e riguardo a se stesso dichiara: “se dovessi rientrare nella carriera politica... non avrei bisogno di lanciare un programma: la mia vita lo è”.

  • - Domenico Giuriati, Memorie di un vecchio avvocato, Milano, Treves, 1888. Collocazione: 76 A 188
    - Id., Memorie d'emigrazione, Milano, Treves, 1897. Collocazione: 280 C 231

    L'autore (Venezia 1829-Milano 1904) ripercorre qui la propria vita, le proprie esperienze di lotta politica e di lavoro. Avvocato, esule a Torino alla caduta della Repubblica, mantenne nell'esilio stretti contatti con personaggi come Angelo Brofferio, Giambattista Varè, Gustavo Modena. Dopo il plebiscito del 1866 si adoperò con convinzione per l'abolizione della pena capitale, l'emancipazione femminile, l'introduzione del divorzio, divenendo deputato per una legislatura e contemporaneamente, negli anni ottanta del secolo, presidente dell'Ateneo Veneto. Nelle due opere vivo è il ricordo degli anni torinesi e degli sforzi spesi nell'aspirazione a una piena e condivisa unità nazionale.

  • - Gustavo Modena. Politica e arte. Epistolario con biografia (1833-1861), Roma, Per cura della Commissione editrice, 1888. Collocazione: 44 A 195
    - Epistolario di Gustavo Modena (1827-1861), a cura di Terenzio Grandi, Roma, Vittoriano, 1955. Collocazione: Coll. 475.37
    - Scritti e discorsi di Gustavo Modena (1831-1860), a cura di Terenzio Grandi, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1957. Collocazione: Coll. 475.39

    Gustavo Modena (Venezia 1803-Torino 1861), figlio di attori, si laureò in giurisprudenza nel 1821 a Bologna, dove era stato costretto a trasferirsi dopo essere rimasto ferito in un tafferuglio tra studenti e polizia. Scelse quindi di privilegiare il mestiere di attore, venendo presto considerato il migliore del suo tempo. Partecipò a diversi moti insurrezionali, continuando a recitare sui palcoscenici delle nazioni europee in cui era costretto a rifugiarsi. Nella sua attività teatrale, nelle commedie che scrisse, negli articoli, nelle lettere, nei discorsi sono pressoché costantemente presenti gli ideali che animarono il suo pensiero e la sua pratica di vita.

  • Alberto Stelio De Kiriaki, Giambattista Varè, Venezia, Fontana, 1884. Collocazione: Misc. C 3571

    Giovanni Battista Varè (Venezia 1817-Roma 1884), ricordato nella commemorazione letta il 25 maggio 1884 all'Ateneo Veneto dall'amico e collega De Kiriaki, ebbe parte attiva nella rivolta del 1848, ottenne a soli trentadue anni incarichi di massimo rilievo nell'Assemblea della Repubblica, fondò e diresse il foglio “L'indipendente”. Alla caduta fu costretto all'esilio, peregrinando in miseria da Lugano a Parigi, quindi a Torino. Di formazione e convinzioni profondamente liberali, dopo l'unione di Venezia all'Italia venne eletto al Parlamento nazionale ricoprendo dal 27 aprile al 11 agosto 1878 la carica di Commissario regio della città di Napoli, e dal 14 luglio al 25 novembre 1879 quella di ministro di Grazia, Giustizia e Culti nel secondo governo Cairoli.