Il potere della scrittura

Il potere della scrittura: due manufatti di scrittura magica-religiosa*
Introduzione di Tiziana Plebani

I due manufatti che si presentano sono delle testimonianze di scrittura magica-religiosa. Se tale manifestazione può apparire come una dimensione residuale, a carattere quasi folclorico, è bene ricordarne la radicata tradizione storica. La comparsa della scrittura, che avvenne verso il IV millennio a. C in area mesopotamica, fu dettata da un lato da esigenze contabili - quantificare, registrare i beni e gli scambi di una civiltà e di un'area in pieno sviluppo - e dall'altro da pratiche divinatorie e religiose.  
Del resto la scrittura o, più propriamente, l'immagine della scrittura, il segno stesso, la singola lettera o  grafema, tracciati dai più vari strumenti, sono stati lungamente connotati da una forza creatrice, da un potere che va al di là della funzione di rappresentazione di una parola o di un suono. L'invenzione della scrittura in molte civiltà è stata infatti attribuita a un dio, Nabu per i babilonesi, Thoth per gli egiziani e i greci.

Gran parte della storia della scrittura nel mondo antico, e in parte ancora nel presente, esprime il legame creato dall'uomo tra simboli scritti e azione concreta, la convinzione, cioè, che fosse possibile agire sul reale attraverso l'uso e la manipolazione dei simboli delle lettere dell'alfabeto. Tale associazione non è del resto circoscritta all'atto della composizione dei segni: la scrittura stessa  nella sua materialità è stata investita da sacralizzazione che in alcuni ambiti ha condotto a peculiari prescrizioni sulla sua manipolazione e conservazione, specie nel mondo giudaico e islamico. Il rotolo della Torah non può essere toccato dalle mani e viene difatti utilizzata la yad, una mano in argento o in legno; lo stesso rotolo è protetto da un manto e munito di manici. L'impaginazione del testo del Corano prevede dei margini molto ampi, al fine di evitare il contatto delle dita. Un testo biblico, anche se consunto, non deve essere gettato via come un altro rifiuto ma accantonato nella genizah, ripostiglio della sinagoga per poi essere seppellito; così la scrittura araba non può essere annullata in un modo qualsiasi: gli allievi lavano l'inchiostro delle tavolette in una fossa apposita scavata nei pressi della moschea. Anche nel mondo della Cina tradizionale si evitava di calpestare o di gettare via un qualunque foglio che recasse scritto un carattere: in ogni città, anche nei più piccoli villaggi, esisteva un tempietto “della pietà per i caratteri”.
La sacralità della scrittura è più sviluppata in alcuni contesti culturali: nella cultura ebraica la rilevanza della scrittura è tale poiché si ritiene che attraverso le lettere Dio abbia creato il mondo: secondo la mistica ebraica è infatti l'alfabeto la chiave per accedere al mondo del Signore. Nell'Islam c'è un rapporto preciso tra lo studio e la pratica calligrafica e il mondo della trascendenza.
Il rapporto tra scrittura magica e religione dipende quindi dai contesti e dalle teologie: ci sono alcune che rifiutano del tutto o appena tollerano ogni forma di richiesta di intercessione alle forze incorporee attraverso supporti materiali ed altre che le ammettono e le incoraggiano.
La teologia cattolica che aveva incorporato l'idea romana di una totale contrapposizione tra magia e religione e che voleva differenziarsi dalle precedenti pratiche pagane condannò da subito la scrittura magica. Nel corso del tempo tuttavia si consolidarono delle pratiche popolari che vennero tollerate, nella difficoltà di stabilire le soglie tra culto, pietà e superstizione. La religione cattolica non ha però codificato e alimentato l'uso della scrittura con queste funzioni. L'utilizzazione di passi evangelici a tale scopo è stata peraltro presente, ma se tali pratiche sono sempre state guardate con sospetto, con l'introduzione del Sant'Uffizio i territori della magia, alchimia, astrologia, difficilmente isolabili dal generale contesto mitico-religioso, vennero distinti e sottoposti a giudizio e condanna.
Ed è soprattutto il mondo degli analfabeti o degli scarsamente alfabetizzati e soprattutto delle donne che ha coltivato una particolare relazione con queste forme di scrittura rituale-magica. Se la scrittura nella storia è un territorio praticato da uomini e uomini che avevano accesso all'istruzione, questo mondo è invece attraversato dalle donne e dagli illetterati, in una sorta di 'antiscrittura'.

Per saperne di più:
Giorgio Raimondo Cardona, Antropologia della scrittura, Torino, Loescher, 1981.
Henri-Jean Martin, Storia e potere della scrittura, Roma-Bari, Laterza, 1990. 
Federico Barbierato, Nella stanza dei circoli. Clavicula Salomonis e libri di magia a Venezia nei secoli XVII e XVIII, Milano, Sylvestre Bonnard, 2002.
Arlette Farge, Il braccialetto di pergamena: lo scritto su di sé nel XVIII secolo, Milano, Sylvestre Bonnard, 2003.

L'amuleto arabo-islamico e il rotolo etiope sono stati presentati all'interno del ciclo Altri capolavori rispettivamente il 12 dicembre 2011 e il 19 maggio 2012.