Introduzione

Rachele Bianchi. Il monumento colorato

Introduzione

Anselmo Villata
Presidente Dell’istituto Nazionale D’arte Contemporanea

 

La creazione di un’opera d’arte è un processo molto complesso che può durare a lungo nel tempo impegnando l’artista non solo intellettualmente, ma anche fisicamente ed emotivamente.
Il primo pensiero, quella scintilla da cui parte il tutto, che pare essere solo un istante di incosciente intuizione, scuote l’animo e pone il futuro artefice in condizione di lavorare su quello spunto elaborandolo, rendendolo sempre più complesso ed articolato; l’inconscio, l’idea raccolta da chissà quale meandro della mente, trova a questo punto un solido appoggio nella ragione, nell’intelletto che trasporta dall’astratto al concreto quella percezione mediando con il gusto estetico, con lo stile espressivo, con l’indole creativa ed autocritica propri dell’artista.

L’arte, ormai è accettato da tutti, è anche (e soprattutto) emozione; sicuramente quella del fruitore che, posto di fronte ad un’opera, può esserne più o meno influenzato o colpito a seconda della propria sensibilità, della propria indole e anche della propria disponibilità a farsi pervadere da sensazioni non razionali, ma ancor di più quella dell’artista: può essere sia l’elemento scatenante dell’atto creativo, quindi quel “soggetto” che dà il via all’intuizione, all’idea primordiale (di cui si è detto prima), sia quello stato che nasce dalla riflessione, dai pensieri e dai ripensamenti durante il processo creativo.

La nascita di un’opera non è mai un qualcosa di lineare e semplice, nascono conflitti interiori, decisioni e indecisioni, cambi di direzione e ripensamenti: tutto questo risveglia il pathos dell’artista che, più o meno consapevolmente, “contamina” con ciò la sua creatura.

Cosa, però, spesso rimane inespresso è quel sentimento che scaturisce dal vedere il lavoro terminato, l’opera finita e pronta per essere mostrata: è, questo, un qualcosa che nella maggior parte dei casi rimane segretamente custodito nell’animo dell’autore o, in certi altri casi, sfogato attraverso una nuova opera.

A questo punto possiamo capire cosa significhino le opere del ciclo “Il Monumento colorato” presentate presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.

Un’artista dalla spiccata sensibilità, quale è Rachele Bianchi, ha sentito la necessità di esprimere la sua grande creatività spronata dalle intense emozioni restituitele dalla sua opera scultorea “La donna di Calabria”, un monumento in bronzo recentemente donato dall’Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea all’Arcidiocesi di Cosenza e Bisignano, posizionato permanentemente nel centro storico di Cosenza, naturale prosecuzione di un percorso di opere scultoree che unisce le due parti del capoluogo calabrese: la città vecchia e la città moderna e commerciale che si distende sulla riva opposta del fiume Crati.

Le nuove opere sono caratterizzate dalla bidimensionalità, differenziandosi così dalla fonte ispiratrice, ma ne rappresentano particolari sui quali l’artista meneghina ricama il suo complesso espressivo facendo un grande uso di pigmenti: dal monocromatismo del bronzo sembrano esplodere i colori, come una sorta di gioco pirotecnico che, in ogni opera, mostra nuove evoluzioni.

Ogni particolare de “La donna di Calabria” è il punto di partenza di un insieme vastissimo di sensazioni, di fervore emotivo, di una gioia irrefrenabile dell’artista che riesce ad esprimersi appieno traendo ispirazione da una sua opera: dalla forma della sua stessa idea ne ha catturate molte altre, palesandole e fissandole in nuove opere.

Con questa mostra l’Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea porta idealmente gli appassionati veneziani a visitare il nuovo monumento di Cosenza, creando un ulteriore evento che collega due città del nostro paese tra loro estremamente lontane geograficamente.

Ciò avviene in un anno, com'è questo, in cui si festeggiano i 150 dell’Unità d’Italia senza mai dimenticare quanto possano unire la cultura e l'arte e quanto si debba essere grati agli intellettuali, agli artisti, al mondo della cultura in genere, per aver sostenuto tale processo anche molto tempo prima dell’avvenuta unità territoriale, creando una solidissima unità basata, in primo luogo e soprattutto, sulla cultura.