Discorso di Sua Santità il Dalai Lama in Biblioteca Nazionale Marciana. Direttore della Biblioteca, Presidente della Regione Veneto e illustri ospiti, sono estremamente onorato di ricevere stamattina presso il Comune di Venezia la cittadinanza onoraria e qui presso la biblioteca questa bandiera come segno di solidarietà e sostegno per la causa del Tibet. Quindi, siccome questa mattina ho ricevuto la cittadinanza onoraria, è adesso giusto che io porti la bandiera sulla mia spalla. In particolare sono estremamente felice di come voi mostriate questa sincera simpatia e profonda amicizia. Questo per me è estremamente gradevole; sono felice di ciò. Nell’agosto dell’anno scorso, il 2008, c’è stata una protesta pacifica in Tibet e in quel preciso momento io ho avuto l’identica sensazione che ebbi il 10 marzo del 1959, cioè di non poter fare nulla, senza speranza. Per quasi un paio di settimane ero là, senza poter fare nulla. E tuttora, in Tibet, proprio in questi giorni molti vengono arrestati, molti spariscono. Coloro che vengono arrestati vengono picchiati e vengono loro anche rotte le gambe e le braccia. Prima del 1959 i grandi monasteri nei dintorni di Lasha avevano ognuno dai ottomila ai novemila monaci studenti; un paio di anni fa erano ridotti ad un centinaio di monaci, in questi giorni sono ridotti alla metà, solo una cinquantina di monaci. In un periodo così difficile per noi Tibetani quando ricevo la vostra simpatia e il vostro sostegno dal profondo del cuore in maniera onesta e sincera (cuore vicino, si dice in Tibetano) io sono rimasto estremamente incoraggiato e sono molto felice e vi ringrazio. Quando parlo della storia del Tibet noi abbiamo fondalmentamente tre versioni: la storia del Tibet raccontata dal Tibetani stessi, la storia del Tibet raccontata dalla Cina, e poi abbiamo la storia del Tibet raccontata dai grandi studiosi occidentali. Per esempio, abbiamo visto qui fuori la mappa dove si indica chiaramente proprio: Tibet! In realtà l’occupazione del Tibet da parte dell’Armata Rossa cinese è iniziata dal 1950, quindi dal 1950 è iniziata l’invasione quando ci furono scontri verso i confine tra il Tibet e la Cina e vennero uccisi circa ottomila o novemila soldati tibetani. Superata questa prima barriera fu facile poi per i Cinesi raggiungere e occupare Lasha. Nel 1951 c’è stata una riunione con la delegazione dei rappresentanti del governo tibetano con quelli cinesi, dove vennero siglati 17 punti nei quali la Cina dichiarava ufficialmente di “liberare il Tibet pacificamente”. Nel 1956 io ero in India; in quel periodo Chu En-Lai venne in India e disse a me e al ministro indiano di allora che la Cina considera il Tibet come uno stato speciale. Quindi, da parte nostra noi stiamo dicendo che abbiamo bisogno di una autonomia speciale per il Tibet. Tra la fine del 1979 e l’inizio del 1980 una delegazione del governo tibetano in esilio ha incontrato i rappresentanti del governo cinese. Si stava allora discutendo nove punti di eccezione per lo stato di Taiwan. In quell’occasione la delegazione tibetana chiese al governo cinese che soprattutto il Tibet doveva avere una autonomia maggiore rispetto a Taiwan. La risposta del governo cinese fu che Taiwan non era ancora stata liberata, mentre il Tibet era già stato liberato, perciò bisognava dare più autonomia a Taiwan. Questo è un racconto di quello che è successo. Noi Tibetani stiamo passando ancora un periodo estremamente difficile e tragico; abbiamo bisogno sicuramente di ogni vostro sostegno e appoggio. Per favore, continuate, grazie!