Biblioteca Nazionale Marciana
Venezia
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Catalogo della mostra
Venezia nelle fotografie di Carlo Naya della Biblioteca Vallicelliana
    

Testo del documento:

Processo per contraffazione di fotografie ( * )

Parecchie tra le prime fotografie veneziane di Naya, vengono a quel tempo cedute al Ponti, che le smercia come sue, assieme a quelle di Perini, Bresolin, Brusa, ecc.; nel 1866 Naya, come già aveva fatto il Perini nel 1860 con l'album Ricordi di Venezia, pubblica assieme al Ponti un album di immagini, Vedute di Venezia, edito in occasione dell'annessione del Veneto al Regno d'Italia.

Ma un anno dopo, Ponti ha una controversia con Naya, che sembra aver avuto il torto di vendere nel suo negozio alcuni marchingegni (aletoscopio e megaloscopio) disegnati da Ponti e fabbricati dal medesimo artigiano, un certo Domenico Puppolin; i rapporti tra Naya e Ponti, da questo momento si guastano, e la diatriba si protrae sino al 1882, anno fatale, non solo per la morte di Naya, ma per la conclusione del lungo "processo per contraffazione di fotografie", nel quale è coinvolto Carlo Ponti con altri fotografi veneziani.

Infatti nel 1868 Carlo Naya chiamò in causa fotografi veneziani famosi, come Carlo Ponti, e coinvolgendo anche un grande editore come Ferdinando Ongania.
Si dibatterono così per la prima volta in Italia con tante sottigliezze giuridiche e riferimenti a sentenze internazionali, i problemi del diritto d'autore per la fotografia, sollevati in quegli anni a Firenze anche da Carlo Brogi, che in seguito scrisse alcuni testi specifici sull'argomento (Sulla priorità letteraria delle fotografie, Firenze 1885; In proposito della protezione legale sulle fotografie, Firenze - Roma 1885).

Il suo avvocato, Leopoldo Bizio, pubblicò, finita la causa, un singolare libretto, intitolato Processo per contraffazione di fotografie, riportandovi tutta la vicenda processuale che apriva nuovi spiragli in questo settore della giurisprudenza; oggi è per noi un libretto fondamentale, visto che gli atti del processo sono andati persi.

L. Bizio inizia con il narrare il fatto, dandoci anche delle opportune precisazioni "Nel 1867 il Cav. Carlo Naya concepì l'idea di una grandiosa raccolta di riproduzioni fotografiche di oggetti d'arte, divisa in quattro parti, e ne iniziò l'esecuzione nel proprio stabilimento.
I negativi venivano perfezionati a mano da un valente artista (il Marcovich), al quale il Naya nel corso di alcuni anni ebbe a pagare la ragguardevole somma di circa L. 45,000.
Intendendo di riservarsi i diritti spettanti agli autori delle opere dell'ingegno, egli ottemperò a tutte le pratiche dalla legge prescritte [...].

Come accennavasi poc'anzi, la raccolta ideata era divisa in quattro parti. Delle tre prime non occorre occuparsi, perché non formano soggetto della presente controversia. L'ultima parte veniva menzionata nei termini seguenti:

"Parte della collezione in due copie, che si sta completando, delle riproduzioni degli originali dei dipinti dei grandi maestri esistenti in palazzo ducale, nella R. Accademia di Belle Arti e nelle diverse chiese di Venezia di 51 numeri.
Si fa poi avvertenza che molti dei negativi di questo fotografo furono ritoccati e perfezionati da valente artista, per cui non hanno solamente il carattere fotografico, ma costituiscono un lavoro d'arte a mano, che cade nella categoria dei disegni.
Si riserva di depositare in seguito tutte quelle fotografie che si faranno come completamento della sua raccolta".
Questi sono i termini della dichiarazione presentata dal Naya" ( 1 ).

Bizio riporta parte della Gazzetta Ufficiale che elenca tutte le fotografie contenute nella parte ultima, sono riproduzioni degli originali dei dipinti dei grandi maestri, nel Palazzo Ducale, nella R. Accademia di Belle Arti e nelle diverse chiese di Venezia; qui verranno riportate solo le opere contrassegnate nell'elenco da un asterisco, ossia le fotografie che sono state contraffatte:

Leopoldo Bizio continua così nella descrizione del fatto "Quantunque egli avesse così adempite tutte le prescrizioni della Legge, e quantunque all'adempimento di queste prescrizioni fosse stata data la massima pubblicità e notorietà mediante la specificazione di ogni singola fotografia [qui non riportate] nella Gazzetta Ufficiale, egli venne a sapere che la vedova Sargenti si permetteva di riprodurre e di smerciare le fotografie perfezionate dalla mano dell'artista e da lui poste sotto la tutela della legge; e che le Ditte Coen, Salviati, Ponti e Perini (agente e direttore tecnico Zorzetto) comperavano e spacciavano le fotografie abusivamente riprodotte dallo Stabilimento Sargenti".

Egli poté acquisire la certezza assoluta comperando a mezzo di interposte persone nei rispettivi negozi le fotografie contraffatte.

[Le fotografie contraffatte ed acquisite nei suddetti negozi sono quelle precedentemente elencate, e precisamente: N.13, 18, 25 e 39 nel negozio Coen; N.5, 9, 29, 43 e 44 nel negozio Salviati; N.8, 13, 18 e 23 nel negozio Ponti; N. 13 e 25 nel negozio Perini].

Scoperta così la contraffazione e lo spaccio abusivo, il Naya sporse querela al Procuratore del Re, e il Giudice istruttore al 3 Decembre 1881 procedette ad una perizia sui negativi del Naya che avevano servito per la riproduzione delle sue fotografie, contraffatte poi dallo stabilimento Sargenti e smerciate dai negozi Coen, Salviati, Ponti e Perini.

La perizia eseguita dal Cav. Fabris, R. Conservatore del Palazzo Ducale, venne alle seguenti conclusioni:

"1) Non v'ha dubbio che sui negativi da me esaminati ho riconosciuto sussistere ulteriormente al semplice prodotto fotografico chimico-meccanico, l'opera intelligente della mano dell'uomo- e dirò anzi molto estesa specialmente in alcuni.
2) Assolutamente chi ha fatto quell'ulteriore lavoro sui negativi ha compiuto un disegno nel senso proprio dell'arte. Infatti ha disegnato molte teste, perfino complete figure, panneggiamenti e quant'altro occorreva per ottenere colla produzione positiva veramente il quadro che si rappresenta, ed ottenere l'effetto che ha il quadro originale.
3) Il lavoro ulteriore fatto dall'artista sui negativi come sortiti dalle macchine fotografiche e che ho rilevato, effettivamente è l'opera d'un artista nel senso elevato della parola, e non di un ritoccatore per rimediare a difetti che nelle fotografie risultano, in quanto che quell'artista ha effettivamente creato sui negativi il perfezionamento di figure, di teste, di panneggiamenti e di estremità, andando ad esaminare i quadri originali ed a consultare sugli stessi.

Quindi è che il lavoro fatto da quell'artista è senza dubbio a ritenersi un'opera d'ingegno." ( 2 ).

Sicuramente la situazione per Naya non si stava mettendo per il meglio, inoltre "Cav. Naya dimise in processo l'estratto dei suoi registri dal quale risultò che dal 1869 fino all'epoca della querela (1880) egli aveva esborsato all'artista la retribuzione di L.30,628:29, senza tener conto del periodo precedente al 1869.

E l'artista stesso dichiarò al dibattito di aver incassato l'importo complessivo di circa L.45,000" ( 3 ). Nonostante ciò Carlo Naya non si tirò in dietro e, costituitosi parte civile, prese parte al dibattito avanzando tali richieste:

«1. Condannarsi in solidum gl'imputati al risarcimento dei danni ed interessi, da liquidarsi in separata sede.
2. Ordinarsi la distruzione di tutti gli esemplari delle fotografie contraffatte e di tutti i negativi adoperati alla contraffazione, che esistessero nei laboratorii o nei negozii degl’imputati, o in qualsiasi altra località a loro disposizione.
3. Condannarsi in solidum gl’imputati a rifondere al Cav. Naya le spese di costituzione e rappresentanza di parte civile, giusta l’unita parcella» ( 4 ).

La situazione precipitò: nel primo giudizio non era stata messa una nota rivolta direttamente all’Avvocato Bizio Leopoldo dove si richiedeva, per un riscontro, il primo numero della Gazzetta Ufficiale affinché si potessero visualizzare le Collezioni delle fotografie depositate da Carlo Naya (cosa che risultava nel Registro generale dei Diritti d’autore).
Questo malinteso fece sì che l’avvocato non riuscì a procurarsi il suddetto numero della Gazzetta Ufficiale, e quindi «il Tribunale dubitò, che l’avvenuta pubblicazione non contenesse tutti gli estremi necessari per recare l’eseguito deposito a sufficiente cognizione del pubblico".

"Il pubblico poteva quindi non sapere quali fossero le fotografie privilegiate del Naya:” sono queste le testuali parole della Sentenza, la quale per questo motivo dichiarò non luogo a procedimento a favore dei preventi; e per giunta riservò loro il diritto al risarcimento dei danni in confronto della parte civile. Contro questa enorme ingiustizia il Cav. Naya interpose l’appello nelle forme prescritte dagli articoli 401, 421 e 370 Codice procedura penale" ( 5 ).

Da quel momento in poi ebbe luogo un importante processo nel quale l’avvocato Bizio seppe destreggiarsi con grande maestria e sapienza, tanto che Carlo Naya ne uscì vincitore.

Nel suo libro, L. Bizio, ha riportato la trattazione della materia dividendola nei seguenti punti:

La "questione Naya" presentò aspetti singolari, se si tiene conto della sentenza, che riconobbe le fotografie di Naya "opera intelligente della mano dell’uomo" ( 6 ), soltanto perché la perizia "eseguita dal Cav. Fabris, R. Conservatore del Palazzo Ducale" ( 7 ), il 3 dicembre 1881, aveva riconosciuto che le immagini non erano "il semplice prodotto di un’operazione meccanica e chimica" ( 8 ), in quanto vi era stato il ritocco di Marcovich sulle lastre negative, per cui vi era risultato "un disegno nel senso proprio dell’arte" ( 9 ), in un lavoro che "è l’opera di un artista nel senso elevato della parola e che quindi è senza dubbio a ritenersi un’opera dell’ingegno" ( 10 ).

Con questa sentenza dell’11 febbraio 1882 non vinse quindi la fotografia, come autonoma e creativa operazione artistica e intellettuale, ma Carlo Naya ebbe però tutte le soddisfazioni del caso; anche Carlo Ponti, con il quale da tempo litigava per altri motivi commerciali (tra cui la produzione e la vendita da parte del Naya dell’Aletoscopio, non più protetto dal brevetto del 1861), venne condannato «in solidum al risarcimento dei danni ed interessi… alla distruzione di tutti gli esemplari delle fotografie contraffatte e di tutti i negativi adoperati alla contraffazione, e a rifondere le spese» ( 11 ).

Valeria Palombini

NOTE

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URI: http://marciana.venezia.sbn.it/naya/processo.html