Editio princeps del Lessico di Esichio (sec. V. d.C.), autore del più ampio e importante lessico dell'antichità classica in cui vengono registrati in ordine alfabetico oltre cinquemila lemmi, composti per lo più da parole rare tratte principalmente dal linguaggio poetico e da quello dialettale (tra le sue fonti i grammatici Erodiano, Aristarco di Samotracia, Arpione, Eliodoro e, soprattutto, Diogeniano di Eraclea). Il testo, impaginato su due colonne, è preceduto dalla dedica di Aldo a Gian Giacomo Bardellone (1472-1527), erudito e matematico, attivo alla corte di Mantova, «Graece et Latine doctissimus […] longe peritissimus», a ringraziamento per la liberalità dimostrata nel concedergli il manoscritto, codex unicus, in prestito «ut daretur imprimendus impressoribus nostris... ut fiat communis studiosis omnibus, etiam posteris». Il codice, databile al terzo decennio del XV sec., è l'attuale Marc. Gr. Z. 622 (=851) che pervenne alla Biblioteca Marciana soltanto nel 1734 a seguito della donazione del patrizio veneziano Giambattista Recanati (1687-1734).
L'edizione fu curata da Marco Musuro, erudito, collaboratore di Aldo per i testi greci, il quale intervenne direttamente sul codice senza ricavarne un apografo, con correzioni nella successione alfabetica dei lemmi, accenti sbagliati, errori grammaticali e con spiegazioni marginali e interlineari. L'uso dell'originale e i numerosissimi interventi correttivi, da datare tra il 1509 e il 1514 (Speranzi, 2013), furono anzi abbastanza criticati.
La scelta di stampare il Dictionarium documenta ancora una volta l'interesse di Aldo per l'aspetto didattico della propria attività: accanto a opere letterarie, infatti, fin dal 1495 si preoccupò di pubblicare anche gli strumenti utili agli studiosi per la conoscenza della lingua greca.
La storia stessa del testo può essere poi considerata testimone dell'evolversi della sua attività tipografica e di come fossero progredite nel tempo le tecniche dei curatori e l'esperienza dei compositori. Mettendo infatti a confronto questa ultima copia di stamperia con versioni precedenti, è possibile verificare come le numerosissime e complesse correzioni di Musuro siano state tuttavia eseguite e ripetute esattamente dai compositori (Lowry, 1984).
La marca tipografica dell'ancora e il delfino corrisponde a Fletcher, nr. 2.
Sulle prime 4 cc. di ogni fascicolo, tre nell'ultimo, sul margine inferiore è stampato il nome dell'autore, in forma estesa o più frequentemente abbreviata “Hesych”. Il carattere è il greco corsivo.
Filigrane: àncora inscritta in un cerchio (cc. c1, B4) del tipo Briquet 479, con contromarca di lettere (cc. a7, b2) e corona a diadema con croce sovrapposta del tipo Briquet 4890-4902 (cc. f3, g7, h6, i2) di provenienza veneziana.
L'esemplare marciano, la cui provenienza in Biblioteca non è nota, presenta letterine d'attesa per iniziali mai eseguite e una legatura del sec. XVIII in tutta pergamena rigida con un tassello sul dorso con autore, titolo, tipografo e data impressi in oro; capitelli eseguiti a mano con fili colorati e segnalibro in tessuto verde; tagli rustici.
Bibliografia di riferimento:
Elisabetta Lugato