Organi di governo della Libreria di S. Marco

Senato della repubblica

Il governo della Libreria di S. Marco era di pertinenza del Senato, l'organo costituzionale della Repubblica che deteneva i più ampi poteri giudiziari e legislativi.

Era composto, oltre che dai Senatori e dalla loro "Zonta", da:

  • Signoria,
  • Procuratori di S. Marco,
  • Quarantia al criminal,
  • Consiglio dei X,
  • Avogadori di Comun,
  • Censori,
  • Governatori delle Entrate,
  • Provveditori al Sal.

Per quanto riguardava la cura più generale della Libreria dello Stato veneto, il Senato dispose dal dicembre del 1544 che essa passasse dalle mani dei Procuratori di S. Marco, che sino allora se ne erano occupati, a quelle dei Riformatori dello Studio di Padova, la cui competenza si estese man mano a tutto il campo dell'insegnamento e della cultura.

Con il decreto del 24 novembre del 1626, il Senato avocò a sé l'elezione del bibliotecario pubblico, prima nominato dai Riformatori, e stabilì che dovesse essere un patrizio influente, al culmine del suo "cursus honorum", generalmente scelto tra i Procuratori di S. Marco, e in carica a vita.
Dal 1775 si dispose invece per una durata triennale dell'incarico.

La carica di Bibliotecario non esentava i patrizi dalla necessità di assumere altri impegni politici e amministrativi e di essere investiti di incarici diplomatici che li obbligavano anche a risiedere all'estero.

Con il decreto del Senato del 1626 si stabilì pertanto anche l'assegnazione alla Libreria di un custode che si occupasse realmente della biblioteca: gli erano infatti affidate le chiavi, il compito di aprire agli studiosi, accogliere gli stranieri, tenere in ordine gli inventari dei volumi, attendere anche allo Statuario e accudire all'amministrazione ordinaria.

Egli doveva essere “persona di approbata dottrina, et erudizione esercitata nelle lingue latina, greca, et altre”. Veniva scelto dai Riformatori dello Studio di Padova.
Lo affiancava, per i lavori più gravosi, un fante.

I procuratori di San Marco

La carica di Procuratore di S. Marco, attestata già a partire dal IX secolo, era una delle più prestigiose e l'unica, oltre a quella ducale, a essere a vita.

Dal 1231, al solo Procuratore venne affiancato un secondo, nominato non più dal Doge ma dal Maggior Consiglio; nel 1259 passarono a tre, nel 1261 a quattro, nel 1319 raggiunsero il numero di sei ed infine nel 1442 la carica venne attribuita a nove patrizi, distinti in tre Procuratorie:

  1. 'de supra', per l'area della Piazza S. Marco,
  2. 'de citra' (citra ovvero al di quà del Canal Grande) per i sestieri di San Marco, Castello e Cannaregio,
  3. 'de ultra' (al di là del canale) per i sestieri di Dorsoduro, Santa Croce e San Polo .

La giurisdizione dei Procuratori riguardava il controllo della trasmissione della ricchezza privata, che li rendeva di fatto esecutori testamentari della città, tutori dei beni delle vedove e del minori, delle sostanze lasciate “pro anima vel ad pias causas” nonché anche custodi di patrimoni di singoli, per lo più principi stranieri.
La cassa della Procuratia assolveva anche la funzione di deposito degli introiti di altre magistrature.

L'ufficio dei Procuratori era composto da un gastaldo, un camerarius, due notai e un advocatus.
Già nel corso del XIII secolo, per dirimere le conflittualità riguardanti soprattutto le questioni ereditarie furono istituiti i Giudici del Procuratore, tre patrizi in carica per sedici mesi.

Per l'importanza delle questioni trattate e per la loro influenza politica vennero esclusi dalla partecipazione ad altre cariche (ma già alla fine del XV secolo vennero contemplate alcune deroghe), esonerati dalla presenza alle sedute del Maggior Consiglio e dal 1442 obbligati a risiedere in alloggi pubblici nella Piazza S. Marco.

Dal 1516 in più occasioni la carica venne concessa anche dietro al versamento di somme cospicue, specialmente durante le guerre di Candia e di Morea.

I Procuratori di S. Marco "de supra'" e la Libreria Marciana

I Procuratori di S. Marco "de supra'" attendevano all'amministrazione della Basilica di S. Marco ed erano i tutori delle donazioni - denaro, oggetti di valore e immobili - che i privati offrivano alla chiesa, i cui proventi potevano essere utilizzati per il restauro della basilica o per opere riguardanti la Piazza.

Il cardinale Bessarione aveva deciso di destinare la sua collezione libraria alla chiesa di S. Marco, ponendola nelle mani quindi dei Procuratori di S. Marco "de supra'", come infatti veniva precisato dallo stesso cardinale: i suoi libri sarebbero rimasti “sub eorundem Procuratorum, qui ut plurimum viri preclari sunt, custodia”.

Essi li avrebbero serbati finché fosse stata adibita una sede in grado di ospitare gli studiosi e di dare lustro alla città.
Naturale fu dunque che all'interno di quella influente cerchia di persone venisse nominato un peculiare curatore, con l'attributo di “Bibliothecarius Sancti Marci”.

E la rilevanza della carica nel "cursus honorum" patrizio è dimostrata dalla vicenda dei primi procuratori bibliotecari, saliti in un breve lasso di tempo al soglio ducale, dal primo Marco Barbarigo, al suo successore, il fratello Agostino.

Per saperne di più

  • Andrea Da Mosto, L'Archivio di Stato di Venezia, Roma, Biblioteca d'Arte editrice,1937, I, p. 25.
  • Reinhold C. Mueller, The Procurators of San Marco in the thirteenth and fourteenth centuries; a study of the office as a financial and trust institution, “Studi Veneziani”, XIII (1971), pp.105-220 .
  • Alfredo Viggiano, I Procuratori di S. Marco, in Le Procuratie Vecchie in piazza San Marco, Roma, Editalia, 1994, pp. 13-50

I riformatori dello studio di Padova

L'università patavina, prima affidata ai Vescovi, sotto il governo veneziano fu sottoposta inizialmente ai suoi rappresentanti in città, mentre nel 1516 venne affidata a una nuova magistratura, quella dei tre Riformatori dello Studio di Padova.

I Riformatori dello Studio di Padova si occuparono dell'ordinamento dell'Università, della struttura dei corsi, dei docenti, delle scuole pubbliche e private dello Stato, della censura e della circolazione libraria, della stampa e degli stampatori nonché dell'istoriografia pubblica.

Nel 1544 venne loro affidata la competenza della Pubblica Libreria di S. Marco e sino all'inizio del XVII secolo il compito di nominare il Bibliotecario pubblico, poi invece eletto dal Senato, mentre rimase ai Riformatori la scelta del custode e del fante.

Per saperne di più

  • Andrea Da Mosto, L'Archivio di Stato di Venezia, Roma, Biblioteca d'Arte editrice,1937, I, p. 217.