N. 3

CABI Newsletter n. 3

27 maggio 2003

Accessibilità dei libri
Roma, 9 giugno 2003
Sale delle Bandiere del Parlamento Europeo

Questo numero è dedicato alla circolazione di un invito personale da parte di un non vedente

ACCESSIBILITÀ DEI LIBRI
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Care amiche cieche, cari amici ciechi,
questo è un invito, anche formale, rivolto a ciascuno che lo riceva, e anzi è un testo di convocazione, di richiamo, desideroso di essere a sua volta inviato e moltiplicato da chi lo riceva.
Un invito a vederci il 9 giugno prossimo a Roma, Via IV Novembre 149, dalle 10,00 alle 18 presso la Sala delle Bandiere della sede romana del Parlamento Europeo.

Perché. . .
IL MOTIVO PER CUI UN CIECO NON PUO' LEGGERE NON RISIEDE NEL SUO ESSERE CIECO

Vedrete che leggere con attenzione queste righe varrà la pena - sempre che di pena si tratti.

Il mese prossimo, tutto intero, sarà di particolarissima importanza per tutti noi. Perché è il mese in cui dovremo tentare di applicare una idea e una azione civile che ci assicuri un risultato di assoluta importanza, la preparazione del quale ha visto me ma svariati amici impegnati da tempo.

Occorrerà tentare di rendere concreta, porre in essere quella che è una semplice verità empirica: il motivo per cui un cieco oggi non può leggere quel che gli pare non risiede affatto nel suo essere cieco.

Come chi ora sta leggendo queste righe forse già sa, ho deciso con estrema determinazione di procedere proprio in queste settimane nella lotta per la piena accessibilità dei contenuti, dei libri.
Quella del mese di giugno non è scelta casuale. Ma lo si comprenderà più in là.
Sono un "nano assiso sulle spalle di giganti"; e sono tutt'altro che solo.

Vorrei sia chiara una cosa, anche se lo è di già: se un rilancio definitivo o quasi della lotta per la accessibilità dei libri è possibile, o almeno non è un mero suicidio, ciò discende certo dalla disponibilità di energie e capacità nuove che come la mia sono pronte edeterminate a muoversi con estrema concretissima determinazione. Ma questo è possibile solo perché questa determinazione può godere dell'alveo alto, bello, importante di quei "giganti", cioè di quel che è stato fatto fin'ora, da persone che ben conosciamo, a partire da Ezio Galiano e Mario Barbuto. E tutti gli altri, tanti, che hanno dato e danno vita alla costanza di azione che è costanza di affermazione di volontà.

Uso la prima persona singolare, ma certo non sono solo in questo rilancio. L'uso della prima persona singolare - qui e ora - ha una motivazione tattica, che risulterà evidente nelle sue ragioni nel corso delle prossime settimane. Motivazione tattica e di necessaria prudenza. . .

Qui tengo a dire alcune cose.
Così come l'uso di massa del motore a scoppio ha obiettivamente di moltissimo ridotto i profitti e il numero dei maniscalchi, quel che sta avvenendo con la informatica e la rete è del tutto impensabile non abbia conseguenze su tutti o quasi i settori merceologici. La rivendicazione della accessibilità del libro, di ogni libro da parte di chi non vede non è quindi affatto rivendicazione che riguardi i ciechi come categoria, o perché disabili.

Il punto della accessibilità dei libri, di tutti i libri anche per i ciechi, riguarda invece le forme della convivenza nella società. E la qualità di una società. Non in senso meramente solidaristico, ma invece assai concreto. La domanda è semplice: è logico, razionale che ciò che è possibile venga impedito? È logico, ragionevole che in questo e molti altri paesi un cieco sia costretto a passare allo scanner un libro prima di potere leggerlo, sia cioè costretto a trasformare con fatica e spendita di tempo un libro in ciò che quel libro era prima di arrivare in tipografia? È possibile che questa società non sappia far tesoro di tecnologie semplici quali quelle che consentono oggi ad un cieco di leggere praticametne quel che vuole?

Perché guardate, qui non si tratta affatto, non si tratta affatto di rivendicare il diritto di ottenere qualcosa, di ottenere un libro in formato diverso da quello cartaceo; non è questo. Il problema non è nella rivendicazione, nella richiesta dei ciechi di ottenere qualcosa.

Lo sviluppo tecnologico rovescia i termini della questione, che oggi sono come segue: noi rivendichiamo la necessità che norme illogiche, anacronistiche, irragionevoli, sciocche, smettano di impedirci quel che è invece facile, semplice, più che possibile. Devono smettere di impedirci di fare ciò che è possibile.

Questa iniziativa intende non già ottenere i libri, una condotta ttiva da parte di altri, ma la cessazione di una dannosissima e irragionevole condotta omissiva.

Ne parleremo. Al massimo livello, il 9 giugno a Roma, nella grande Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo, in Via IV Novembre 149. Dalle 10,00 alle 18,00.

Se ne parlerà anche prima, senza dubbio. Tuttavia, credo si immagini che alcune riservatezze sono necessarie. Anche perché la iniziativa per come è concepita potrebbe per qualcuno comportare dei rischi, anche gravi. E' anche per questo che nessun nome pronuncio, oggi, se non quei due così cari che avete letto più sopra.

Ah, no. . . nessuna cospirazione. Proprio nessuna. Sapete che tutti noi siamo stati sconfitti dalla irragionevolezza, una o più volte. Occorre oggi evitarlo. E per questo spero possa servire il valore aggiunto della mia iniziativa, della mia esperienza, quella - pascalianamente - di un nano assiso sulle spalle di giganti, di una storia gigante che è quella anche dell'oggi di persone con cui stiamo lavorando. I cui nomi usciranno a tempo debito.

Gli eventuali rischi sono consistenti, ma calcolati, e certo non riguardano tutti coloro che parteciperanno alla Conferenza del 9 giugno.

Siete tutti invitati, quindi. Il 9 giugno. Dalle 10,00 alle 18,00 a Roma in Via IV Novembre 149. Si tratta del salone della sede che ha a Roma il Parlamento Europeo. Avremo quella sala grazie ad amici deputati a Bruxelles.

Spero saremo molti. Ma molti. Ci si prenda un giorno di ferie, se necessario, ma si sia in molti.
Beh, preeparatevi, insomma. Tra pochi giorni sarà più chiaro ciò che accadrà, mentre è di già chiaro cosa nella Conferenza che terremo il 9 giugno diremo e approfondiremo. Ed è già chiaro oggi che oltre ai più cari e prestigiosi tra noi ciechi alla Conferenza del 9 maggio parteciperanno - ne sono pressoché certo - i più importanti degli interlocutori.

Questa lista sono certo potrà essere ottimo strumento operativo. Cioè di dibattito, di riflessione e di organizzazione. E' necessario che così sia. Perché a Roma dovremo parlare a tutti, non ai ciechi; dovremo rivolgerci alle persone a prescindere dalla funzionalità dei loro occhi. Il dibattito tra noi su questo facciamolo qui. Qui in lista, dico.

Tra il serio e il faceto faccio mio un grido che parafrasa ciò che proprio non mi appartiene, è remotissimo da me. Eppure il risultato è bellissimo, e qui in qualche modo calzante. Lo ha coniato una persona preziosa quanti altri mai. Uno di coloro che compongono il pronome, quel "noi" che qui ho sempre, pur con prudenza, usato (una persona che ho conosciuto e conosco con vera gioia, per quanto sia portatore di posizioni politiche proprio lontanissime dalle mie):
Hasta el libro digital, siempre!

Chi ci sta batta un colpo. Perché c'è da lavorare, operare, e riflettere, con libertà e in libertà.

Il lavoro che oggi chiedo e chiediamo è che ciascuno, ma proprio ciascuno sparga la voce. Intanto sulla data del 9 giugno. Si venga in molti. Certo, come immaginate se mi conoscete un po', quell'appuntamento ciascuno potrà seguirlo da casa, in diretta o in differita. Ma esserci è importante, dare forza a quel che diremo e a quel che faremo, faremo, è importante. Organizzatevi per venire.
Proprio non è possibile, proprio non è ragionevole che in questo paese si parli e così tanto di accessibilità dei siti web, mentre del tutto irragionevolmente non sono accessibili i libri. Anche se consentire la loro lettura anche ai ciechi sarebbe la cosa più facile del mondo.

Questo non può accettarsi, io non sono proprio più disposto ad accettare che una cosa sia possibile, non dia fastidio a nessuno, per me farebbe una differenza veramente di fondo, e invece. . . mi impediscono di comprare un libro in un formato che io possa usare, nonostante quel formato esista.
Beh, non solo non è più accettabile perché questa irragionevolezza mina la qualità della mia vita, ma perché questa è sintomo e spaccato di forse peggiori e più pericolose irragionevolezze, che derivano tutte dalla incapacità di fare tesoro di quel che pure la scienza, la ricerca, la tecnologia pongono a disposizione di tutti.

Ah, sul web non vorrei dire altro. Credo che la questione web, ancorché molto calda, sia in gran parte un'altra cosa. La terremo da parte. Almeno Per ora, e concentreremo la nostra attenzione e soprattutto la nostra energia sullo specifico punto della editoria libraria. Se volete per mere e però intuibilmente fondate ragioni tattiche.
Salvo però quel che è assolutamente evidente, accecante: non si può affermare che il web deve essere accessibile anche ai ciechi perché la cultura passa sempre di più lì, ecc. ecc. mentre si consente che la possibilissima lettura dei libri venga preclusa da inadeguatezze dopotutto burocratiche e pre-politiche.

Anche perché, guardate, il problema proprio non è soltanto lì. Il problema è parecchio più complesso e cruciale della mera accessibilità di alcuni siti. Il problema è il governo di quel che sta accadendo nella rete tutta, e quindi nel mondo, tra le persone, sulla musica, sul concetto stesso e sulla qualificazione giuridica del copyright. Insomma una delle grandi questioni del mondo di oggi, letteralmente. Noi ciechi, semplicemente, occorre si sia consapevoli che non siamo indipendenti da quel che avviene nel mondo di tutti. Non voglio dire che il nostro problema sia quello enorme del copyright. Ma è evidentemente indubbio che ciò che coinvolge il mondo riguarda pure i ciechi.

E sul Copyright, visto che è ciò che ci oppongono da sempre, sarà probabilmente ora di aprire un dibattito vero e ampio, per capire se è davvero possibile che un concetto giuridico rimanga strutturalmente identico a se stesso anche di fronte a quel che sul piano delle tecnologie della comunicazione è accaduto e sta accadendo. Ripeto: non mi interessa qui dire se il copyright debba essere una cosa o un'altra. Mi interessa però senz'altro la felicissima contingenza per cui i ciechi, guarda un po', possono aiutare, e molto, proprio un passo avanti della umanità intera - non esagero - a proposito di un principio o ambito giuridici tra i più delicati, oggi.

Ma è un altro discorso. E' basti sapere quel che in molti già sanno: con tecnologia Apple già si vende on line musica via rete, a uno o due dollari il brano. Che via rete si comprino anche tutti i libri, anche i best-seller, è solo questione di tempo. Lo sappiamo. Ma a me francamente interessa anche di non invecchiare prima di potere comprare un libro quando mi pare, come mi pare e nel formato che preferisco.

Ciao, e ci vediamo il 9 giugno. Paolo Pietrosanti
p.pietrosanti@agora.it

N.B.: Ripeto: mandate in giro queste righe, al di fuori delle Liste. Fate sì che queste parole, la parola di alcuni ciechi in Italia, scorra ovunque vi sia una o uno come noi.